Nella serata di mercoledì 22 aprile 2020, abbiamo potuto ascoltare in diretta zoom la straordinaria e molto toccante testimonianza di Paola Protopapa, canottiera e velista italiana, detentrice di 4 titoli italiani, una medaglia d’oro agli europei indoor, che si sono svolti ad Amsterdam nel 2006, e di un oro paraolimpico a Pechino nel 2008. Paola, inoltre, è la prima atleta al mondo ad aver partecipato a ben 3 olimpiadi in 3 discipline diverse.
Attraverso le sue numerose esperienze vissute da atleta, Paola ci ha aiutate a condurre un percorso alla scoperta dello stress che si prova nel raggiungimento di un obiettivo in un contesto altamente competitivo.
In primo luogo, Paola si è focalizzata sul momento particolare che stiamo attraversando e ci ha suggerito di non leggerlo negativamente ma in chiave positiva. Questo è fondamentale poiché il presente costituisce qualcosa di unico e irripetibile che potrà essere raccontato e ciò ci dà la possibilità di avere tra le mani un’arma potente e importante che potremo utilizzare in futuro.
In questo contesto peculiare la gestione dello stress è, dunque, soltanto una risorsa preziosa per noi perché non è un momento in cui si è verificato l’abbattimento delle potenzialità che vedevamo prima e che non possono essere considerate in modo distorto a causa del mutamento delle circostanze.
In altre parole, i nostri obiettivi, i nostri progetti -sia di studio che di lavoro-, gli appuntamenti con la vita, con la famiglia, i sogni non hanno subito modifiche ma continuano a rimanere i nostri obiettivi. È evidente che il perseguimento degli obiettivi in questa situazione contingente ci provoca stress che ci fa investire tante risorse sia fisiche che psicologiche e ciò può rappresentare un dispendio energetico.
In questo frangente la cosa più consigliata da Paola è ottimizzare l’utilizzo delle nostre risorse in modo da dedicarci con tutte noi stesse ai nostri obiettivi. Anche un atleta deve saper far fronte a molteplici situazioni di stress legate sia agli allenamenti, che alle qualificazioni, che alle competizioni.
Di fronte agli avversari e, dunque, in un contesto competitivo, l’approccio può essere di due tipologie. Da un lato agire come se l’avversario non esistesse, dando il meglio di ciò che in quel momento si riesce a mettere a frutto, oppure lavorando sulle aspettative che possono essere nostre o delle persone care intorno a noi. Un altro elemento che assume una rilevanza fondamentale è la respirazione che, se ben praticata, può livellare tanti motivi di conflitti che richiedono le nostre energie.
L’approccio di Paola di fronte all’avversario è sempre stato, e probabilmente continuerà ad essere, quello di concentrarsi soltanto su sé stessa e sul suo obiettivo senza considerare tutte le altre fonti che potrebbero comportare un dispendio di energia come ad esempio i tifosi in tribuna e a casa, le onde particolari, il temporale oppure un movimento dell’avversario. Ogni particella di ossigeno serve solo per i muscoli che è necessario muovere.
Per saper fare ciò è necessario essere totalmente concentrati e dedicati unicamente alla cosa che si sta facendo in quel momento.
Di qui un altro grande insegnamento per noi e per le nostre giornate.
Fare tante cose, come abitualmente siamo abituate a fare, non è quello che ci serve in questo momento che è positivo perché ci aiuta a dare il giusto peso ad ogni cosa. Bisogna imparare a stare su quello che si sta facendo in ciascun segmento della nostra giornata.
A questo proposito può esserci utile il suo suggerimento di mappare le nostre giornate in un foglio Excel che ci aiuti a metterle nel giusto ordine e a dare a ciascuna l’importanza necessaria e sufficiente.
Un’altra caratteristica che Paola ha messo in luce, nella seconda parte del suo intervento, è legata al suo definirsi una persona “perfezionista” cioè una persona che mira all’eccellenza e a fare tutto quello che sa fare in modo esemplare e impeccabile. Ciò non senza mettere in evidenza che non tutti i giorni ha la voglia piena di procedere con gli allenamenti e si concede qualche momento di riposo per essere più attiva.
Questo approccio perfezionista può incontrare un punto critico che bisogna tenere presente quando ci si rapporta con una squadra e si è parte di un lavoro di gruppo. Il perfezionismo del singolo non può essere imposto a tutti ma è necessario sviluppare massimamente il potenziale di ciascuno.
Questo tipo di modus operandi è particolarmente utile in qualsiasi contesto lavorativo dove è necessario saper dominare anche l’aspetto emotivo che a volte può avere un impatto negativo in relazione al raggiungimento dell’obiettivo.
A conclusione della sua commovente e straordinaria testimonianza Paola ci ha raccontato della sua appartenenza ad un gruppo chiamato “Stelle Olimpiche”, un gruppo di donne che sono accomunate dall’aver partecipato almeno una volta ai giochi olimpici e che periodicamente organizzano regate a scopo benefico gareggiando anche contro gli uomini.
Solo poche di loro sono specialiste nella disciplina della vela poiché il resto si dedica ad altre discipline. Eppure, a ciascuna di loro viene assegnato un compito ben specifico -che magari non hanno dimestichezza a svolgere- e Paola in questo contesto diventa come una spugna e dice “ditemi quello che devo fare e io procedo” anche se non sono capace.
Così facendo e procedendo, le donne riescono ad avere risultati pazzeschi e arrivano davanti.
Di qui la lezione più bella che Paola ci ha consegnato come testimone da passare: “l’importante è sempre sapersi collocare nell’ambiente, non essere sempre alla ricerca di dimostrare di saper fare qualcosa. Fai quello che devi, al tuo posto, e viene fuori un miracolo, una cosa bellissima”.
Sandra Bortolini